Peppininu (o il Famiglio), è la maschera popolare catanese che rappresenta la saggezza, la scaltrezza e la sagacia popolare.
    E’ un personaggio atemporale: pur vestendo abiti settecenteschi (livrea, parrucca, etc.) partecipa alle avventure dei Paladini di Francia di Carlo Magno dell’anno 800 circa (diventa una sorta di scudiero di Orlando - Peppininu lo chiama "Principali" - e di Rinaldo).
    Ma come è arrivato da Catania a Parigi?
    Qual è stato il suo percorso?
    Ecco le tappe di questo viaggio dal titolo “Da Catania a Parigi, le tappe del viaggio di Peppininu (arrancando sopra una gamba sola per tutta la penisola)”.
    Con una grande sorpresa: la maschera catanese incontra alcune maschere della commedia dell’arte.
    Il teatro dell’opera dei pupi incontra, per la prima volta, il teatro della commedia dell’arte, in un testo ideale per essere rappresentato sia con i pupi che come commedia con attori veri.
    L’autore, infatti, vuol fare di Peppininu un vero protagonista/mattatore di un nuovo repertorio per l’opera dei pupi e per la commedia teatrale.

Da Catania a Parigi, le tappe del viaggio di Peppininu
(arrancando sopra una gamba sola per tutta la penisola).


ATTO PRIMO

Apertura sipario.
Fondale: Catania. L’interno di una modesta casa. Al centro del palcoscenico una valigia di cartone legata con uno spago. Alla valigia è fissato un lungo spadone dal manico spagnoleggiante.

Peppininu (entrando in scena e accorgendosi della valigia): Finalmente Carmela si è decisa a farmi la valigia e permettermi di partire. Carmela non sa che proprio ieri ho consultato l’astrologa dei quattro canti. Mi ha rivelato una cosa sensazionale. La mia data di nascita, 19-7-1753 contiene solo numeri primi: 19,7,17,53. Non solo, ma anche il giorno di nascita , domenica, dunque sette e l’orario 11,59 contengono solo numeri primi: 7, 11, 59. Questo, secondo l’astrologa, sta ad indicare che sono destinato a compiere delle imprese eccezionali.

Entra Carmela.

Carmela: Ho paura per il tuo viaggio. Dovrai attraversare lo stretto di Messina. E se ci fosse ancora la Fata Morgana?

Peppininu: Ancora con quella storia? Lo sanno pure i bambini che non esiste nessuna Fata Morgana, che si tratta solo di effetti ottici.

Carmela: Ma non puoi aspettare che costruiscano un ponte?

Peppininu: Non credo che prima dell’anno Mille il ponte possa essere costruito. Non posso aspettare. E poi ho già ricevuto una risposta da Pulcinella da Napoli. Mi chiama già caro cugino. Ti leggo qualche passo: “Tu hai il golfo di Catania ed io il golfo di Napoli, tu hai l’Etna ed io il Vesuvio, tu hai il tuo sole ed io ho O sole mio! Ti aspetto, allora, al Nord per mangiare la pizza, parlare e ballare la tarantella”.

Carmela: Già, balli, tarantelle, donne sempre nuove.

Peppininu: Ti prometto che per tutto il viaggio non guarderò nessun’altra donna.

Carmela: Vado a prepararti la caponatina per il viaggio fino a Napoli. Certo sarà molto lungo, a dorso di asinello cercando di evitare gli scavi archeologici sulla Salerno-Reggio Calabria.

Peppininu: Non sono scavi ma cantieri edili. Non si scava ma si costruisce.

Carmela: Ma questo spadone non è troppo lungo per te?

Peppininu: Quanto sei ingenua, moglie mia. Io leggo la rivista “Gli spadaccini” con le gesta dei migliori spadaccini d’Europa. Devi sapere che la lunghezza della spada viene calcolata quando il cavaliere monta sul suo splendido cavallo.

Carmela: Ma tu non hai un destriero ma solo un povero asinello.

Peppininu: Ma lo avrò a Parigi appena sarò nominato primo cavaliere di Sicilia. Sarà uno splendido cavallo nero, forte come la pietra lavica. Tutti i grandi cavalieri hanno dato un nome al loro cavallo, Ronzinante, Pegaso, Vegliantino, Io lo chiamerò Faraglione come i grandi massi scagliati dal nostro avo Polifemo. Certo, se avessi avuto doti magiche avrei provato a cavalcare il nostro bell’elefante e volare con lui fino a Parigi. Immagina gli onori che potrei ricevere presentandomi con questa cavalcatura. L’animale che sfila tra due ali di folla per le vie di Parigi; le persone che m’additano e gridano “E’ un cavaliere siciliano”, con un misto di soggezzione e ammirazione. E poi, la presentazione all’imperatore …

Carmela: Sogna, sogna, la lettura di tutte quelle riviste ti ha alterato il senso della realtà.

Carmela esce.

Peppininu: I cavalieri usano chiamare la loro spada con un nome di battaglia, Excalibur, Durlindana, Fusbarta, io chiamerò la mia Katan. Certo la mia buona Carmela non sa che io leggo Le miss dei Cavalieri, le più belle dame di tutti i reami, Dulcinea del Toboso, Angelica del Katai. Ma Carmela Paghiazzu del Corso è un nome pesante e sgraziato, lo dovrò cambiare. (Pensa un poco). Ecco, la mia dama sarà Carmelina, gran contessa dell’Etna. So che fisicamente è brutta ma mi hanno dato una dritta, un famoso dottore estetista ed esorcista. Si chiama Balanzone, esercita a Bologna. Lo andrò a trovare immancabilmente.

Carmela entra.

Carmela: Ecco una vastedda fresca e la caponatina per il viaggio.

Peppininu: E, dunue, dopo aver nominato dama, spada e cavallo e aver preso la caponatina son pronto a partire per il mio lungo viaggio.

Chiusura sipario.


Apertura sipario. Fondale: Napoli.

Pulcinella passeggia con Peppininu.

Pulcinella: Ti voglio prestare la rivista “Stati italiani”. Come saprai l’italia è frammentatata in piccoli stati, signorie, granducati, etc.. Qualcuno ha detto “l’Italia è solo una espressione geografica” oppure era “l’Italia è solo un’impressione politica”, non ricordo più. Comunque, la rivista ti sarà utile per distinguere e distreggiarti tra piccoli stati e signorie stabili e altri staterelli e signorie instabili.

Peppininu: Bene, non voglio rischiare di essere ingaggiato cone cavaliere da un piccolo signorotto di provincia.

Pulcinella: Ma ora, come ti avevo promesso, una bella pizza e poi a ballare la tarantella.

Chiusura sipario.

Apertura sipario.
Fondale: Roma.

Rugantino passeggia con Peppininu.

Rugantino: Parola di Rugantino, questa è una bella città per fermarsi, amico mio. Si vive spensierati, vino, belle donne. Si vive allegri, versi, stornelli, canzoni, serenate da cantare alla propria bella. Anche quando vedi quqalcuno alla gogna o alla ruota è anch’esso uno spasso, gli puoi tirare il naso, lo puoi prendere a calci, gli puoi impiastricciare la faccia di pomodoro. Certo anche noi, a volte, ci azzuffiamo seriamente e ricorriamo al coltello. Non si usa da voi il coltello?

Peppininu: Certamente, vuoi che ti racconti la stioria di compari Turiddu e compari Alfio?

Rugantino: Mi piacciono le storie di coltello, andiamo in quella osteria e davanti ad un buon vinello dei colli romani mi racconterai la storia di questi due esperti di lame.

Chiusura sipario.

Apertura sipario.

Fondale: Bologna. Studio medico del dottor Balanzone. Peppininu e Balanzone.

Il dottor Balanzone: Hai fatto bene a venire di persona, io curo anche per corrispondenza ma nel tuo caso una visita preliminare è necessaria. Vediamo.

Balanzone osserva rapidamente Peppininu col suo occhialino in una maniera che vuol essere professionale.

Balanzone: Vediamo: oculus orbus, gambas svitatas. Ho giusto il preparato per te nella mia farmacia.

Balanzone rovista tra bottigliette varie, ne sceglie due e le mette sul tavolo.

Balanzone: Dieci zecchini.

Peppininu: Io veramente son venuto per un altro tipo d’intervento. La vostra fama di grande estetista è giunta fino a noi. Io leggo la rivista “Le miss dell'Olimpo” dove ci sono le foto delle più belle dee: Artemide, Giunone, Venere. E’ in questa rivista che ho trovato l’inserzione con il vostro nome e gli interventi che praticate. Io vorrei ehm … migliorare le fattezze della mia dama, farla somigliare ad una di quelle dee della rivista.

Balanzone: Devi lasciarmi una sua foto in formato intero per uno studio preliminare. Per il prezzo ci metteremo d’accordo. L’intervento riguarda solo il viso o anche il corpo?

Peppininu: Viso e corpo? Si può veramente fare?

Balanzone: Vuoi conoscere i nomi di alcune delle dame che ho avuto il piacere di operare?

Balanzone si avvicina a Peppininu e gli bisbiglia qualcosa all’orecchio.

Peppininu: Ma no, anche lei, e così non è affatto naturale. Non lo avrei mai sospettato.

Peppininu consegna una foto a Balanzone.

Balanzone osserva la foto che gli ha dato Peppininu.

Balanzone: Ti costerà un bel capitale ma potrai pagare anche a rate com una finanziaria di mia fiducia.

Chiusura sipario.

Apertura sipario.
Fondale: Venezia. Truffaldino passeggia con Peppininu.

Truffaldino: Certo, non è facile fare il servo di due padroni. Intanto il nome. Io ho la fortuna di averne due: Truffaldino e Arlecchino.

Peppininu: Anch’io ho due nomi, Peppi e Ninu.

Truffaldino: Bene, anche tu sei avvantaggiato, allora. E poi ci sono i vantaggi: doppia paga, doppio desinare. E si può amoreggiare con due servette.

Peppeninu: Ma io non credo di essere capace, non credo che mi assoggetterei a servire due padroni contemporaneamente. E, poi, il mio progetto è di divenatre cavaliere.

Truffaldino: Dobbiamo parlarne seriamente. Ecco, qui vicino c’è una bella bottega del caffè. Ci sono botteghe del caffè nella tua isola?

Peppininu: Solo i grandi signori prendono il caffè. Noi ci dobbiamo accontentare di andare nei chioschetti a bere seltz, limone e sale.

Truffaldino: Che razza di bevanda è? Non importa, oggi caffè e offre Arlecchino.


Chiusura sipario.


Apertura sipario.

Fondale: Milano. Tre signori passeggiano. Peppininu esce da un portone.

Il primo signore (parlando agli altri due): Ecco là un meneghin. E anche forestiero a giudicare dall’abito. Adesso ci divertiamo.

Il primo signore si rivolge a Peppininu.

Il primo signore: Ehi, tu, meneghin. Non senti forse? Sto parlando con te.

Peppininu si ferma sorpreso.

Peppininu (al primo signore): Parlate con me, signore? Bacio le mani. (Tenta un inchino che gli riesce in maniera goffa).

Il primo signore: Baci le mani? Ma io sono un cavaliere e non una dama. Vuoi burlarti di me?

Peppininu: Vossignoria no. Servo vostro, mi sono confuso, sono forestiero.

Il primo signore: Sei un meneghin, un servo della domenica. Cosa stai a fare in giro?

Peppininu: Delle commissioni. Devo consegnare delle lettere.

Il primo signore: Dici di essere forestiero. Orbene, mostraci queste lettere e ti potremo aiutare per la consegna.

Peppininu: Veramente, devo consegnarle personalmente.

Il primo signore: E lo farai, vogliamo solamente mostrarti

Peppininu consegna le lettere al primo signore.

Il primo signore prende le lettere e le esamina leggendo il destinatario.

il primo signore: Ah, questa lettera, tutta profumata, è indirizzata a madamigella Rosaura. Non è una delle vostre protette, mio caro conte?

Il secondo signore: Per l’appunto. E non vedo chi possa importunare la mia dolce Rosaura.

Il primo signore: E quest’altra, anch’essa tutta profumata, è indirizzata a Colombina, non è la vostra fidanzata, mio caro cavaliere?

Il terzo signore: Colombina è la mia promessa e guai a chi la importuna. Dovrò abbassarmi a sfidare a duello un servo ma per il mio onore …

Il primo signore: Niente spada. Meglio il bastone, miei cari amici, è il miglior modo di punire un servo. Là c’è un albero con alcuni rami caduti. Mi sembrano buoni per randellare.

I tre signori si avvicinano all’albero. Peppininu scappa velocemente.

Il primo signore (ridendo assieme agli altri due): Che ridere. Che allocco. Ha lasciato pure le lettere nelle nostre mani. Queste povere fanciulle sconosciute non ricevereanno mai queste profumate profferte. Orsù, miei cari amici, l’allocco è scappato, cconosciamo i loro indirizzi, andiamo presto a consolarle.

I tre signori escono

Chiusura sipario.

Apertura sipario. Fondale: Genova.

Capitan Spaventa passeggia con Peppininu.

Capitan Spaventa: Devi sapere, mio caro Peppininu, che esistono diverse tecniche di combattimento con la spada. Gli spagnoli usano grandi spadoni per dare botte da orbi, alla cieca; i francesi sono aggrazziati e recitano poesie mentre duellano; in Danimarca dove c’è del marcio, usano intingere le punte delle spade nel veleno e un solo graffio può essere fatale.

Peppininu: Mi piace il duello alla francese, allora, diletterò il mio avversario con alcune belle poesie siciliane e tante chiacchiere. Ma devo tenere la guardia destra o quella sinistra? Quando devo stoccare e affondare, quando devo fare a fette il mio avversario?

Capitan Spaventa: Con la tua gamba ballonzolante potresti essere una vera sorpresa per il tuo avversario. Ora andremo in palestra per una prima esercitazione.

Chiusura sipario.

Apertura sipario.
Fondale. Francia. Foresta nei pressi di Parigi.

Orlando e Rinaldo duellano tra loro. Seduto ad osservarli un frate domenicano che, ogni tanto, scrive qualcosa su delle pergamene. Angelica è in disparte e osserva il duello. Entra Peppininu ma si tiene celato dietro un albero. Ha lo spadone alla cinta con la punta ripiegata e arrotolata per diversi centimetri.

Angelica: Potete smettere il vostro duello. Io non vi amo nobile Orlando (Orlando intensifica i colpi contro Rinaldo) né amo voi nobile Rinaldo (Rinaldo intensifica i colpi contro Orlando). Smettete adesso prima di procurarvi qualche seria ferita. E’ sette giorni che vi bastonate con un colpo sullo scudo e l’altro sull’armatura. A fine duello ci vorrà l’apriscatole per togliervi quella ferraglia di dosso. No, io non amo nessuno di voi due, nobili cavalieri. E per dimostrarvelo (guarda a destra e a sinistra per assicurarsi che non ci sia nessuno) annuncio che darò subito il mio cuore ad un straniero, anzi ad un siciliano che non sia un cavaliere e che, per giunta, non sia alto più di 1,50.

Peppininu esce rapidamente dal suo nascondiglio e si presenta ad Angelica: Ehm, signorina, Jù di Catania sugnu, credo di avere tutti i requisiti che avete elencato.

Angelica (sorpresa e imbarazzatissima): Ehm … ehm … ma lei dov’era, come ha fatto a sentire? Lei è uno straniero? Ma io Catania non l'ho mai sentita nominare. E poi ha un metro per poter verificare l'altezza? No, è impossibile verificare i requisiti.

Peppininu abbassa il capo e senza replicare torna al posto di prima.

Entra una comitiva di anziani con trombette e fischetti.

Il capo comitiva: Come potete vedere, un tipico duello di periferia tra due cavalieri in difesa … si presume in difesa di qualche nobile intento.

Entra un uomo e sistema un banchetto con una scritta a grandi lettere:Scommesse.

Uno degli anziani si avvicina al banchetto delle scommesse: Su cosa si può scommettere?

L’uomo delle scommesse: Si può scommettere su tutto, su quale cavaliere vincerà, quanti giorni durerà il duello, quanti colpi riuscirà a dare Orlando in un minuto, quante piume resteranno sul pennacchio di Rinaldo …

Gli altri anziani affollano il banchetto per fare scommesse.

Orlando e Rinaldo continuano il duello.

L’uomo del botteghino delle scommesse: Ascoltate, mi è arrivata una importante comunicazione. In Spagna si sta preparando una grande battaglia tra un valente cavaliere di nome Alonso (nome Alonso Quijano, ) e dei mostri volanti. Molto meglio di qui dove non succede niente. Se ci sbrighiamo arriviamo in tempo.

L’uomo delle scommesse ripiega il suo banchetto ed esce. Subito dopo escono anche gli anziani della gita.

Il domenicano: Voglio andare anch’io. Chissà che non mi riesca di scrivere un vero e grande poema cavalleresco invece di narrare questo ridicolo e inconcludente duello.

Il domenicano esce.

Angelica si porta al centro del palcoscenico.

Angelica: Parto per il Catai con la banda di un giovane veneziano. Mi ha promesso di scrivere un romanzo e diario di viaggio e di intitolarlo col mio nome “Angelica del Catai”. Mi costerà un milione di zecchini. Ma pazienza, almeno tornerò a casa e sarò salva da questa baruffa amorosa.

Angelica esce.

Peppininu: Onore, nobiltà d’animo, difesa dei più deboli … ma dove sono tutte queste belle cose che ho letto nelle riviste? Me ne torno in Sicilia dove almeno c’è più rispettto. E prometto dibruciare tutte le riviste e di leggere, d'ora in poi, solamente la rivista turistica “La mia bella Sicilia”.

Peppininu fa qualche passo per uscire.

Orlando (molto arrabbiato): E basta, cugino, smettila di colpirmi, non vedi che siamo rimasti soli?

Rinaldo smette di combattere.

Rinaldo: E’ vero, non abbiamo più spettatori. E’ andato via anche il letterato che doveva descrivere in versi le nostre gesta. Addio gloria letteraria e diritti d’autore. Chi altri potrà mai scrivere le nostre mirabolanti imprese? Rischiamo di restare anonimi.

Orlando: C’è ancora qualche buon verseggiatore in Italia capace di scrivere un immortale poema cavalleresco su di me. Bisogna contattarlo, scrivergli, convincerlo. Questo forestiero italiano capita a proposito, può esserci utile.

Orlando (rivolgendosi a Peppininu): Ehi, tu, straniero.

Peppininu:Dite a me, signori cavalieri?

Orlando: Certo. Io sono Orlando, primo paladino di Parigi. BR> Rinaldo: Ed io Rinaldo. Di Montalbano, sugnu.
Orlando: Seguici, abbiamo delle interessanti proposte per te.



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